NotesWhat is notes.io?

Notes brand slogan

Notes - notes.io

In seguito alla morte di Vittorio Emanuele II, avvenuta
il 9 gennaio 1878, il 4 aprile il ministro dell’Interno Giuseppe
Zanardelli presentò alla Camera un disegno di
legge di iniziativa governativa, che propose di istituire
una commissione reale con lo scopo sia di raccogliere le
offerte private e di determinare il contributo dello
Stato, sia di scegliere il luogo e il genere del monumento
da dedicare alla memoria del sovrano scomparso.
Dibattiti parlamentari, critiche accese e numerose proposte
da ogni parte del paese si succedettero per due
anni fino all’emanazione della legge del 25 luglio 1880, che prevedeva un concorso – bandito il 23 settembre
dello stesso anno– per un grandioso monumento al
«Padre della Patria», senza tuttavia indicare luogo, tipologia
e requisiti professionali dei partecipanti.
«Il concorso invitava il mondo civile a una gara di concetti
più che di opere, perché non andasse perduto il
germe d’una idea grande, se anche malamente espressa.
Questo il pensiero del Parlamento, quando non accettando
la proposta d’un arco di trionfo, e non rigettandola,
lasciava la speranza che nel secolo nostro fosse
sorta in mezzo alle vecchie forme, improvvisa e innominata
quella forma nuova, adeguato simbolo della riconoscenza
del popolo, e perfetta estrinsecazione delle conquiste dell’arte moderna».
Se dalla relazione finale emergeva l’apertura verso
‘forme nuove’, non molto chiare erano le indicazioni formulate nel programma. Infatti, fin da quando fu reso
noto il bando, moltissimi scrissero chiedendo chiarimenti,
chi a proposito della scelta della località, chi in
merito al genere di monumento richiesto. Ma nonostante
le polemiche e le tante opinioni discordanti, al
concorso – chiuso il 23 settembre 1881– i partecipanti
ufficialmente ammessi furono 293, di cui 236 gli italiani9.
«Insieme a commendevoli riproduzioni dell’antico, a
concetti altamente patriottici, erano idee peregrine leggiadramente
espresse»1: da queste parole emergeva
chiaramente la consapevolezza dei commissari – riuniti
il 15 febbraio 1882 dopo una memorabile esposizione
dei progetti tenutasi al Museo geologico– del compito
non facile da assolvere. I bozzetti presentati appartenevano tanto ad «artisti egregi, uomini di studio», quanto a «chi moveva i primi passi nell’aspro sentiero dell’arte», così come molti erano di «gente ignara delle armonie del disegno [...] meno allettati dall’insolito premio, e più dal desiderio di far pubblico omaggio alla grande figura dell’amato Sovrano». Accanto a professionisti di fama, difatti, si cimentarono dilettanti e impreparati artisti di provincia che presentarono disegni in alcuni casi faraonici e pomposi, in altri gretti e meschini, (quest’ultimi vennero immortalati dalle ironiche parole di Carlo Dossi). Era opinione comune che il concorso non avesse risposto alle aspettative risolvendosi in uno spreco di denaro. Anche se lo studio attento, le diuturne sedute, le vivaci discussioni e le puntuali osservazioni dei commissari, come si evince peraltro dai numerosi documenti d’archivio13, mostrano come l’attenzione si rivolgesse a quei lavori che per un motivo o per l’altro rappresentavano il clima culturale nazionale ed europeo, degni di considerazione per le soluzioni architettoniche ed urbanistiche, oltre che per i sentimenti espressi. Generose per dimensioni e spettacolari nei modi di esecuzione, le proposte spaziavano dai singoli monumenti celebrativi concepiti per essere semplicemente collocati nelle piazze, fino a complessi piani – come quelli di Saint-Agnan Boucher o di Corinto Corinti – che prevedevano la realizzazione di interi quartieri progettati con l’obiettivo di accogliere il grande mausoleo dedicato al re14. Le relazioni dei concorrenti dimostravano – come scrisse Carlo Ceppi – «un grande amore dell’Arte e della gloria del paese e l’intimo convincimento di aver nella scelta del soggetto d’accordo coi mezzi d’interpretazione risolto convenientemente il problema»15. I commissari erano persuasi che «se per vero nessuno dei bozzetti di tanto sugli altri emergeva per bellezza di tipo, per merito d’arte, o novità di forma, da aver suffragio unanime di approvazione, nessuno mancava di quella somma di pregi, che con giustizia alle mende non potessero contrapporsi»16. Dallo scrutinio finale del 1 aprile 1882 emerse che solo il progetto numero 249 – contrassegnato col noto verso
di Orazio «Alme sol... Possis nihil Urbe Roma Visere
majus» – raggiungeva la quasi unanimità dei voti. Le tavole
appartenevano a Henri-Paul Nénot, giovane pensionnaire
dell’Accademia di Francia17; difficoltosa risultò
invece l’individuazione del secondo e terzo posto;
dopo diversi scrutini furono assegnati ad Ettore Ferrari
e Pio Piacentini il secondo premio, e allo scultore Stefano
Galletti il terzo18. Nonostante le assegnazioni, il
concorso – viste anche le polemiche sorte per il premio
attribuito a un francese – venne ufficialmente dichiarato
fallito, poiché nessuna proposta – come si leggeva nella
relazione del 14 maggio 1882 – poteva soddisfare le esigenze
della nazione. Il verdetto venne così accettato dal
governo senza riserve.
Sebbene non mancassero opinioni di chi accoglieva in
termini positivi l’intero evento19, feroci critiche – sull’impostazione,
sulla condotta e sulle decisioni finali –
apparvero su molti giornali, riprendendo peraltro non
298
sopiti malumori espressi anche nelle relazioni dei partecipanti20.
In un arguto saggio, Camillo Boito – sostenendo
l’impossibilità di erigere un monumento su progetto
di uno straniero – affermò che le colpe, se mai potevano
esserci, erano da imputarsi alla «arcipessima»
legge votata dal Parlamento. E che la commissione, di
cui aveva fatto parte, era stata assolutamente imparziale
nelle scelte, soprattutto sulla questione degli stranieri21.
Tornato a Roma dopo la pausa estiva, il 13 settembre
1882 Depretis sciolse ogni riserva tanto sul luogo dove
erigere il monumento (sulle pendici del colle capitolino
in asse con la via del Corso), quanto sulla tipologia da
adottare: sul modello del progetto Ferarri-Piacentini
presentato nella precedente tornata, si chiedeva una statua
equestre con sfondo architettonico e opportune scalee.
Il 12 dicembre 1882 venne così bandito il secondo
concorso22. Il termine per la consegna degli elaborati fu
stabilito per il 15 dicembre 1883. Il 5 gennaio 1884, i
progetti vennero esposti al pubblico nel Palazzo delle
Belle Arti di Pio Piacentini ‘fresco di calce’: 98 bozzetti
che attraverso un’«omologazione dell’immagine reale e
della storia del Risorgimento» codificavano definitivamente
«l’immagine ufficiale di Casa Savoia»23.
Indecisa tra due progetti24, il 24 giugno la nuova com-
299
G. Sacconi, Monumento a
Vittorio Emanuele II in Roma un
mese prima dell’inagurazione,
1911
G. Sacconi, Monumento a
Vittorio Emanuele II in Roma in
costruzione
G. Sacconi, Monumento a
Vittorio Emanuele II in Roma,
modello al vero per una
soluzione del capitello del
portico elaborata dal Sacconi,
foto d’epoca
missione scelse il monumento di Giuseppe Sacconi25,
posizionando Manfredo Manfredi al secondo posto. I
lavori di costruzione iniziarono il 22 marzo 1885 sotto
la direzione dello stesso Sacconi. Dopo lunghe e problematiche
vicende di cantiere26, complicate, peraltro,
anche dai concorsi banditi per la scelta della statua
equestre (affidata nel 1889 allo scultore Enrico Chiaradia)
e delle altre decorazioni scultoree, oltre che dalla
morte di Sacconi (avvenuta il 23 settembre 1905), il Vittoriano
– grazie al lavoro di Gaetano Koch, Pio Piacentini
e Manfredo Manfredi27, chiamati a dirigere i lavori
successivamente – fu inaugurato il 4 giugno 1911 in occasione
delle celebrazioni commemorative del cinquantenario
del regno.
In una temperie culturale segnata tanto da sciovinistici
dibattiti quanto da pathos patriottico (il 4 novembre
1921 venne sepolta la salma non riconosciuta di un soldato
caduto in combattimento nella Grande Guerra),
una volta realizzata, la bianca mole di botticino del Vittoriano,
da Faro d’Italia refrattario alle patine del
tempo, negli anni del fascismo diventò per metonimia
l’Altare della Patria (disegnato quest’ultimo da Angelo
Zanelli)28, anche se il cantiere simbolo della Terza Roma
si chiuse definitivamente soltanto il 24 maggio 1935 con
l’inaugurazione, da parte di Vittorio Emanuele III, del
museo centrale del Risorgimento 29.
     
 
what is notes.io
 

Notes.io is a web-based application for taking notes. You can take your notes and share with others people. If you like taking long notes, notes.io is designed for you. To date, over 8,000,000,000 notes created and continuing...

With notes.io;

  • * You can take a note from anywhere and any device with internet connection.
  • * You can share the notes in social platforms (YouTube, Facebook, Twitter, instagram etc.).
  • * You can quickly share your contents without website, blog and e-mail.
  • * You don't need to create any Account to share a note. As you wish you can use quick, easy and best shortened notes with sms, websites, e-mail, or messaging services (WhatsApp, iMessage, Telegram, Signal).
  • * Notes.io has fabulous infrastructure design for a short link and allows you to share the note as an easy and understandable link.

Fast: Notes.io is built for speed and performance. You can take a notes quickly and browse your archive.

Easy: Notes.io doesn’t require installation. Just write and share note!

Short: Notes.io’s url just 8 character. You’ll get shorten link of your note when you want to share. (Ex: notes.io/q )

Free: Notes.io works for 12 years and has been free since the day it was started.


You immediately create your first note and start sharing with the ones you wish. If you want to contact us, you can use the following communication channels;


Email: [email protected]

Twitter: http://twitter.com/notesio

Instagram: http://instagram.com/notes.io

Facebook: http://facebook.com/notesio



Regards;
Notes.io Team

     
 
Shortened Note Link
 
 
Looding Image
 
     
 
Long File
 
 

For written notes was greater than 18KB Unable to shorten.

To be smaller than 18KB, please organize your notes, or sign in.