Notes

Ti prego di concedermi ancora, Fortuna,
parole, coraggio e talento sott'ogni luna


Padrone, ascoltate: la fame su Nirn veste anche di seta
non muoio di stenti, ma l'anima mia non si può dir quieta.
Da voi solamente vorrei imparar a fuggire sempre e comunque,
aver salva la pelle e con mano lesta alleggerire chiunque.

Ebbene, ti metto alla prova, se è questo che vuoi, ragazzetta,
ma non voglio sentire parola: ricorda da ora, ch’io non t’ho costretta.
Sotto al trucco, dietro l'inganno, dorme la peggior verità che ci sia:
La distrazione, mia dolce bambina, ti scava la fossa o t'apre la via.

C’è una cosa che bramo, che cerco da sempre, più d’ogni altra
il mantello pregiato, intriso di buio, di chi venera la gente scaltra.
Che volete che sia, maestro, sfilare dal nulla, una pezza un po’ scura!
Voi fate strada, io tengo dietro, il mio cuore è vorace, non conosce paura!

L'ombra è su di te.

E’ il terzo giorno di Focolare e son sette, tutte magre e canute:
intonano canti attorno a un quercia e non voglion stare sedute.
Sotto la notte inclemente, che il giorno ha portato alla resa,
sette voci di donne chiedono assieme grazia, potere e difesa.

Il grigio ed il nero s’allungan e cancellan adesso ogni frammento;
il colore si arrende e vien meno dovunque grazie a quel giuramento.
Si prepara la terra, si piegano i rami, per la madre di ogni mistero.
Prende forma e spessore dal centro del vuoto, lei, regina del nero.

Si disfa del velo, cala piano la veste e si manifesta davanti a loro,
innanzi alla schiera di fedeli attonite, ripagate del loro lavoro.
E mentre la pregano, mentre l’adorano, una sola osa strisciare:
quell’anima triste, che coglie il momento, che vuole soltanto rubare.

L'ombra sorride a te.

Ancor più vicina al premio promesso, trema e attende l’attimo giusto,
con l’occhio nervoso e il nodo alla goda di chi non vuol essere visto.
Ma colei che ora subisce non è più l’alta figura sacra e svettante,
chè uno stormire d’ali, da dietro le fronde, si solleva in sol un istante.

Sventato il suo piano, sfumato il suo sogno, la mano stretta in un pugno;
si sente gelare sotto un unico sguardo, la voce morta in un mugugno.
Nel silenzio che cala su lei e sulle quelle altre c’è un’amara condanna,
l’occasione mancata annuncia rovina, ma anche se piange, ritenta, s’affanna.

Il bottino di stoffa e di seta non vede già più, da un altro è stato sottratto,
da uno che osserva la scena, da chi, tradendo, ha compiuto il misfatto,
per amor di colei che lui stesso ha voluto servire, temere e pregare
e che lascia al cospetto di quell’essere vinto,
pronto a patire e scontare.

La distrazione , bambina mia, ti scava la fossa o t’apre la via.

… E l’ombra ti vuole con sè.