Notes

Una donna ebrea partorì un figlio e, vedendolo bello, volle salvarlo: infatti il Faraone aveva ordinato che tutti i [figli]maschi degli ebrei fossero uccisi.
E così la donna lo nascose per alcuni mesi, ma, poiché non poteva nasconderlo più a lungo, prese un cesto di giunchi e lo spalmò di bitume e pece. Poi mise dentro il bambino (bambinello) e lo abbandonò tra le canne della riva del fiume, sperando che il bambino a breve venisse trovato e nutrito (allevato) da uomini o donne misericordiosi. Aveva con sé come compagna la sorella del bimbo, a cui ordinò di stare lontano, per osservare il risultato dell'azione. Presto la figlia del faraone venne a quel fiume affinché con le ancelle lavasse il corpo. Vide in lontananza il cesto che era conficcato tra le canne, e mandò là una delle serve.
Aperto il cesto, accorgendosi del bambino che piangeva (vagiva), fu mossa (commossa, intenerita) dalla misericordia verso di lui (verso quello).
Disse: <<costui è uno dei bambini degli ebrei>>. Allora la sorella del bimbo, avvicinandosi, disse (affermò): <<Se vuoi posso chiamare una donna ebrea che allevi il bambino>>, e chiamò la madre di quel bambino. La figlia del Faraone le diede il bambino affinché lo allattasse e (lo) facesse crescere (nutrisse), con la promessa di un pagamento (ricompensa). E così la madre poté nutrire (allevare) suo figlio senza timore e da adulto (lo) restituì alla figlia del Faraone, la quale lo adottò e lo chiamò Mosè, cioè "il salvato dalle acque".