Notes

Nel 1974, il compositore Andrew Lloyd Webber e il produttore Tim Rice uniscono le forze per dare vita ad un musical leggendario, il Jesus Christ Superstar.
L'intera opera è pervasa da una carica rivoluzionaria.
Ad essere raccontati sono, attraverso il punto di vista di Giuda, gli ultimi 7 giorni di vita di un Gesü arrabbiato, deluso, stremato dopo 3 anni di predicazione che a suo dire "sembrano 30" e a seguito dei quali non puö che provare disgusto verso un'umanità corrotta e perversa, simboleggiata dalla folla di truffatori che colonizza il tempio di Gerusalemme e che ne deturpa la sacralità.
Un Gesü quindi non solo profeta ma anche uomo, che l'unico conforto lo trova tra le braccia di Maria Maddalena, una prostituta che lo esorta a lasciar perdere il mondo e i suoi problemi.
Ora, Jesus Christ Superstar é prima di tutto uno scontro.
Scontro fra due ideologie, quella di Giuda che in Gesú vede una guida degna di rispetto che si é peró lasciata prendere la mano fingendo di essere in possesso di magici superpoteri pur di riunire seguaci, e quella di un Gesú che si sente ispirato da una missione divina e vuole portare il suo messaggio salvifico a costo della morte.
Ma Jesus Christ é anche cambiamento di prospettiva.
Il sottinteso, in un clima di realismo che non lascia spazio a forze sovrannaturali, é che l'intero Cristianesimo si fondi su chiacchere populiste, che Gesú Cristo non fosse altro che un pacifista saggio ma distrutto dalla sua stessa smania di potere.
Per tutta la durata della narrazione difatti non vengono compiuti miracoli, quasi a riprova del fatto che Gesú non ne fosse effettivamente in grado: ad una folla di lebbrosi che lo assale sperando di esser guarita rivolge un disperato "there's too many of you, there's too little of me!".
Giuda stesso, tendenzialmente dipinto come antagonista monolitico della vicenda, assume una sfumatura umana: non è malvagio, tradisce il suo maestro solo perchè teme per la sua vita e per quella degli altri discepoli e, una volta resosi conto delle conseguenze delle sue azioni, si suicida in preda ai rimorsi; è lui che nel brano d'apertura, pensando ai suoi trascorsi come seguace di Cristo, pronuncia un malinconico "It was beautiful but now it's sour".
La risoluzione non arriva: alla fine Gesü si sacrifica, si lascia sbeffeggiare da Pilato ed Erode, viene crocifisso, ma non si accenna in alcun modo ad una sua eventuale risurrezione.
Se quindi col suo gesto dimostra di credere ciecamente nei propri valori, rimane in dubbio se il suo parlare di un Regno dei Cieli fosse solo il delirio di un allucinato o un reale messaggio salvifico condiviso con l'umanità.
Comunque lo si voglia interpretare, questo musical presenta i requisiti fondamentali di ogni opera d'arte che si rispetti: colpisce lo spettatore, lo coinvolge, lo stimola ad una riflessione.
Per chi volesse immergersi a pieno nell'esperienza che è la visione di questo -musical-, è possibile ancora oggi vederlo rappresentato a teatro da Ted Neeley, l'interprete originario del ruolo di Gesü, che dopo piü di 40 (q u a r a n t a!) anni di rappresentazioni, riesce ancora a sputare fuori con tutta la forza che ha nei polmoni degli acuti degni di standing ovation euforiche.