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1. Un giorno si svegliò, come tutte le altre mattine. Da qualche mese era stanco della sua solita vita, stanco di quella monotonia giornaliera che tanto, da qualche mese, lo rendeva triste. Era una cosa che molti ritengono come normale, un qualcosa dal quale è impossibile scappare e nemmeno ce ne se ne rende conto per lo più delle volte. Per lui no invece. Quel fuggire del tempo, la monotonia giornaliera, lo avevano stancato ed in qual modo la sua vota non sarebbe continuata a lungo. Voleva come combattere il tempo, sconfiggerlo, anche se sapeva che era una cosa più che impossibile per qualsiasi essere umano. Continuava in questo modo, giorno per giorno,fino a quando un dì capì che tutto ciò era troppo e che bisognava fare qualcosa per aiutare se stesso a sollevarsi da quella orrenda situazione. Per tutti quei mesi era andato alla ricerca della felicità, quella felicità che di colpo gli era stata portata via, come un furto di un diritto inviolabile dell’uomo. La cercava, ma non riusciva a trovarla in quella spoglia stanza nella quale trascorreva la maggior marte delle sue giornate, pensando e cercando di trovare un modo per poter uscire da quella prigione che si era creata intorno a lui. Mesi e mesi di ricerca, di pensiero, ma senza nessun minimo risultato. Stanco di questa situazione causata da questo tipo di ricerca, capì che andava trovato un altro modo, un altro modo per poterlo fare. Pensò, continuamente, fin quando riuscì a trovare una soluzione, anche se quasi mezzo, in quanto ancora aveva bisogno di qualche ritocco per poter essere definita completa a tutti gli effetti. Pensava ad un modo. Un viaggio immaginario alla ricerca della definizione e del concetto di felicità in esseri viventi, animati e non. Dopotutto la fantasia era stata sempre un suo punto forte, e si sarebbe rivelata fondamentale in questo viaggio, storico e sociale, attraverso i secoli ed i vari avvenimenti che hanno caratterizzato la storia dell’uomo. Un viaggio che potrebbe essere definito fantasioso, irreale, ma che contiene in se delle verità crude, che via via verranno portate alla luce tramite aforismi ed aneddoti. Delineò le prime basi del viaggio e, stanco, decise di andare a riposare. La sua mente ed il suo corpo ringraziarono; la sua fantasia si mise in moto, incosciente del grande viaggio che avrebbe dovuto creare ed al tempo stesso affrontare. Il mattino seguente si svegliò di buon’ora. Fece colazione, preparò le forze e la fantasia ed iniziò a scrivere su un bianco foglio inanimato, che per tanto tempo gli avrebbe tenuto compagnia. Fece un grande respiro, ed iniziò a scrivere: “Sono un uomo, l’uomo all’angolo, e questa è la mia storia”.








2. E’ come addormentarsi ed essere consapevoli che i nostri occhi materiali non si apriranno per un lungo periodo di tempo. E’ come addormentarsi ed essere consapevoli che i nostri occhi non vedranno per lungo tempo la luce del sole. E’ come essere consapevoli che utilizzeremo i soli occhi della nostra mente, della nostra fantasia, della nostra anima. Questo viaggio è come tutto ciò. E’ un qualcosa di diverso da tutti gli altri, in quanti si sa solamente questo di esso, e niente altro. Un viaggio, come inaspettato, che a definirlo vengon quasi i brividi. E’ proprio così questo viaggio, conoscendo di esso solamente che è tale e niente altro. Si inizia con il sonno del corpo e con il risveglio dell’anima. E’ questo il partenza del tutto. Era Maggio quando decisi di intraprendere questo viaggio, parecchio insolito. Un giorno, come sempre, mi addormentai sul letto della mia piena stanza per riposare un pò. Al risveglio, dopo qualche ora penso, mi ritrovai in un posto insolito, a me sconosciuto fino a quel momento. Era tutto bianco, con l’orizzonte inesistente; forse si trattava del paradiso terrestre, o di qualche altra cosa che ci assomigliava molto. Ma, per il momento, la descrizione del luogo non ha tanta importanza. Mi alzai, guadagnando tempo prima di incamminarmi nella speranza che qualcuno arrivasse e mi desse indicazioni e spiegazioni precise riguardo a quell’insolito luogo dove mi ero trovato senza nessun preavviso. Passavano i minuti, ma di fronte a me nessuno. Decisi di alzarmi ed incamminarmi, andando alla ricerca di un qualcosa di ignoto, senza la certezza che, oltre quel bianco orizzonte, si nascondesse qua cosa. Era insoliti anche gli elementi dell’ambiente, vista l’assenza di una qualsiasi astro come il sola o la luna, o di qualsiasi albero, fiore ed altro. Un posto per alcuni tratti inquietante, come il silenzio assoluto che vi vigeva. A lunga distanza si scrogeva solamente il nulla, e niente altro. Lo sconforto cercava di impadronirsi in tutti i modi possibili, ma lui resisteva con una grande tenacia che riusciva a mantenerlo in piedi e che gli dava la forza per poter continuare a camminare. Quel silenzio, quasi tombale, non veniva interrotto da nulla; ne il penso dei suoi passo, ne un piccolo soffio di vento e nemmeno un qualcosa si oltre suono potevano essere uditi. Forse questo fenomeno poteva essere giustificato con il silenzio del quale la felicità necessita per potersi mostrare all’uomo che ne va alla ricerca. Forse per questo è impossibile trovarla sulla terra, dove il frastuono di 7ilirdi di uomini non lasciano spazio per un minimo di silenzio. Forse è questo, questo poco, la causa di questo inquietante silenzio. Continuai a camminare per qualche ora, fin quando stanco, decisi di sedermi e riposarmi. Avrei passato li per terra il giorno, o forse si trattava della notte. L’assenza di una qualsiasi stessa cancellava qualsiasi cognizione temporale, sia essa giorno o notte. La stanchezza prese il sopravvento su di me e, presto, mi trovai in un sonno profondo.



3. Al risvegliò capì il silenzio di quel dove. La calma, la tranquillità ed il silenzio di quel luogo avevano dato a lui un sonno tranquillo, un sonno che per la prima volta aveva instaurato in lui un profondo senso di benessere, quel senso di benessere che soltanto la felicità gli aveva fatto provare. Per quanto bello, non poteva continuare a restare li per terra. Doveva continuare la sua ricerca, anche per poter scacciare quel senso di angoscia e solitudine che quel profondo silenzio provocavano in lui. Si incammino come il giorno precedente, con un po’ più di consapevolezza a riguardo questa volta. Ad un tratto udì un forte grido, seguito da uno straziante pianto. Si trattava di un pargolo, arrivato chi sa in che modo in quel luogo deserto. Udivo solamente, in quanto la mia vista non riusciva a capire dove esso si trovasse. Iniziai a correre per raggiungerlo, il più presto possibile, orientandomi con il mio solo udito per poter seguire la giusta direzione. Non ci volle molto per trovarlo. Era come me, disteso per terra, solo, e piangeva proprio per questo. Mi guardai subito in giro, sperando di intravedere da qualche parte i suoi genitori; ma li non vi era nessuna traccia di loro. Ne sarebbe bastato uno, per chiedere almeno il suo nome, e niente altro. Nemmeno i suoi genitori, forse, avrebbero saputo qualcosa a riguardo la sua presenza in quello strano luogo. Smise di piangere e lo presi in braccio, stringendolo forte ed allontanandolo da quello spoglio pavimento, se tale può essere definito. Il piccolo smise di piangere, forse cosciente di aver in quelle braccia trovato conforto, quel conforto necessario per mettere fine al suo pianto che tanto dolore era riuscito a provocare nel mio animo, ormai debole. Avevo di fronte a me la prima occasione, la prima dalla del mio viaggio alla scoperta ed alla ricerca della felicità. Partire da un neonato, la prima fase della vita successiva alla nascita. Nel corso dei miei mesi di malestare, sono riuscito a sviluppare una strana capacità; avendo qualcuno accanto a me, riesco ad immedesimarmi in lui, guardare con i suoi stessi occhi, e quindi un mezzo passo verso la comprensione dell’essere stesso. Questo mi avrebbe sicuramente aiutato in questo viaggio, riuscendo così ad “entrare” nella persona da analizzare e riuscire a scoprire e capire il suo modo di essere felice. Questo era il momento giusto per mettere in atto ciò, visto che precedentemente non aveva recato nulla di buono; era stato solamente un modo per passare il tempo, come un piccolo gioco da fare quando i pensieri diventavano troppi ed il dolore tornava a farsi sentire parecchio forte. Con il piccolo in braccio, chiusi gli occhi e si ritrovò a vedere con i suoi. Anche questa volta il tutto aveva funzionato; ora bisognava continuare. Un giorno ho letto un qualcosa riguardo a i bambini, più precisamente riguardo al loro sonno e sogni annessi. I bambini la notte sognano ciò che vorrebbero durante il giorno, ma che non gli viene dato. Questa può essere una cosa positiva per molti versi. Soprattutto la coscienza del sapere di poter avere ciò che loro vogliono in quella dimensione parallela, che loro vedono come la realtà stessa. E’ una tecnica più che ottima, che si basa sull’attesa e sulla speranza. Questo funziona fin quando la loro conoscenza riguardo al sogno resta tale. Con l’avanzare del tempo ed il cambiamento delle conoscenza, si perde la speranza nel sonno per il raggiungimento della felicità ed ottenere ciò che si desidera. Tante conoscenze che andavano messe in atto, come nel precedente caso per la comprensione. Si sedettero tutti e due per terra ed iniziò a fissare il bambino negli occhi; in questo modo la comprensione era molto più avanzata rispetto alla semplice chiusura degli occhi. Qualche secondo si ritrovò ad essere lui. Come ci si poteva aspettare, nessun pensiero era presente nella sua mente. Il modo in cui loro riescono e guardano le cose, è totalmente diverso dal nostro. Osservando un oggetto, il bambino cerca di capire di cosa si tratta, usando principalmente i cinque sensi, anche se non è consapevole della loro esistenza. Tatto, vista ed udito vengono usati in modo maggiore, in quanto riescono a dare molte più informazioni rispetto agli altri. La mente, il pensiero, non vengono usati per nulla. E’ presente solamente una piccola porzione di memoria per poter ricordare le cose viste, i suoni e le cose toccate in modo da potersi concentrare su altro le volte successive. Questo può essere definito come il primo contatto. Per introdurre il concetto di felicità, bisogna parlare prima di desiderio, come già accennato prima. Per un qualsiasi bambino, durante i primi anni di vita, il desiderio è presente in modo molto forte. Che esso sia il desiderio di un oggetto o di una persona, è molto importante per la felicità stessa. Riuscendo a controllare me stesso ed ad essere nella sua mente, cercai di fare un piccolo esperimento. In tasta avevo delle caramelle che tengo sempre in tasca senza saperne il motivo. Nella mente del bambino, iniziai a desiderare in modo insistente delle caramelle. Non potendo parlare, il bambino inizia a cercare di esprimersi, anche se dalla sua bocca escono solamente dei suoni non precisi e che non riescono a comporre nessuna parola. Provando e riprovando, ma non riuscendo ad ottenere l’oggetto che lui desidera, inizia a piangere come modo per farsi comprendere in modo migliore. A lui sembra questo, ma è incosciente che la persona che si trova di fronte a lui non conosce cosa realmente lui voglia, quindi si crea, paradossalmente, una situazione ancor più negativa con il bambino che non riesce a spiegarsi e colui che si trova difronte lui impossibilitato a dare ciò che desidera. In questo caso, conoscendo il desiderio, ho estratto la caramella dalla tasca e dopo averla data al bambino i suoi pianti sono terminati. Provai ora a far desiderare un qualcosa che io non possedevo, come per esempio un pezzo di torta. Quando i pianti iniziarono a farsi sempre più forti, visto che non possedevo l’oggetto desiderato per farli finire, la stanchezza prese il sopravvento su di lui ed iniziò a dormire. Durante il sonno, come poteva vedere, il bambino sognò di ricevere il pezzo di torta tanto desiderato ed era un sacco felice di poterlo mangiare. Per tutta la durata del sonno rimaneva questa immagine fissa nella mente, visto che la sua memoria riusciva a far ricordare un solo avvenimento alla volta, come in questo caso questo. Avrebbe potuto continuare a far desiderare oggetti e farli avere nel sogno al bambino, ma ormai aveva avuto la risposta alla sua domanda. Lo posò su quel che sembrava un bianco pavimento e continuò a camminare. Prima di averlo fuori dal suo orizzonte visivo si girò, lo guardo un’altra volta, e proseguì per continuare il suo strano viaggio.
     
 
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