Notes

Nonostante circolassero tra la popolazione di bassa classe sociale, le leggende sulla Buona Società hanno varcato i confini nazionali principalmente grazie agli ecclesiastici che si spostavano da una parte all'altra d'Europa ammonendo la plebe di non dare retta a superstizioni che avevano ascoltato nel proprio Paese natìo, di fatto introducendo la leggenda anche nei luoghi dove non era arrivata. Dato che però gli ecclesiastici erano in grado di leggere e di scrivere, non potevano aver accennato anche alla magia cerimoniale, loro che sapevano leggerne i libri, facendo da tramite verso coloro che erano analfabeti?
In primis libri proibiti solitamente accesso alto prelato mentre monaci di basso rango si spostavano più spesso.
Poi segretissimo xke ipercontrollati, e come facevano a mantenere segreto se ne parlavano con i parrocchiani?
Poi solo una percentuale minima faceva uso di magia cerimoniale, mentre quasi tutta la cristianità istruita cercava di sradicare le superstizioni non cristiane presenti nelle tradizioni della plebe.
Infine maggiore aderenza al dogma dei preti dato l'indottrinamento ricevuto dagli anni di studio.
Infine perché mai un prete avrebbe dovuto rivelare questi segreti alla - dal suo punto di vista - ingenua e ignorante parrocchiana? Non avrebbe avuto un potenziale collega o anche solo un conversatore più adeguato aprendosi ad altri componenti ecclesiastici piuttosto che a dei contadini?
Tra l'altro spesso la magia cerimoniale era accompagnata da rudimenti di astrologia e di altre scienze dell'epoca, che richiedevano una conoscenza pregressa. Davvero vogliamo pensare che un prete, senza essere scoperto, istruiva tranquillamente vecchie contadine analfabete allo studio degli astri o dell'ebraico? A che pro, poi?
Quindi è molto improbabile che sia stato così ampio l'influsso della magia cerimoniale. D'altra parte improbabile non significa impossibile e difatti in qualche caso c'è stato e sicuramente è più probabile che tale informazione sia arrivata a membri della plebe mediante i sacerdoti (più in contatto con loro) rispetto (ad esempio) alla nobiltà.