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GIUSEPPE UNGARETTI
Nacque nel 1888 ad Alessandria d'Egitto da genitori lucchesi che vi si trasferirono in cerca di lavoro negli anni in cui cominciò lo scavo del canale di Suez. In seguito nel 1912 si trasferì a Parigi per studiare alla Sorbona.
Visse nella capitale francese molti anni dove maturò le sue prime esperienze letterarie entrando in contatto con l'ambiente simbolista, che tanto influenzò la sua poesia. Frequentò esponenti di spicco della classe intellettuale europea, tra i quali Apollinarre, De Chirico, Modigliani, Picasso, Braque. Nel 1914 partecipa come volontario alla Prima Guerra Mondiale, combattendo da soldato semplice in Francia e sul Carso. Nel 1915 pubblica le prime poesie sul giornale "Lacerba" e nel 1916 vide le stampe la sua prima raccolta di liriche, Il porto sepolto alla quale seguirà Allegria di naufragi nel 1919. Le due raccolte con l'aggiunta di alcune poesie verranno riproposte in un unico volume dal titolo L'Allegria (1931). Fu attivo collaboratore di alcune riviste letterarie e inviato speciale di quotidiani tra cui "Il Popolo d'Italia", "La Gazzetta del Popolo" di Torino. Al termine della guerra ritornò alcuni anni a Pargi lavorando per l'ambasciata italiana. Nel 1936 fu nominato docente di Letteratura italiana all'Università di San Paolo in Brasile dove rimase fino 1942Tornato in Italia fu docente di Letteratura italiana contemporanea all'Università di Roma. Semre nel '42 Ricevette la nomina di Accademico d'Italia.
Le raccolte poetiche del secondo dopoguerra (Il dolore, 1947; La terra promessa, 1950) risentono dei lutti vissuti dal poeta: prima morì il fratello nel '37 e dopo due anni il figlio Antonietto di nove anni.
Nella produzione ungarettiana annoveriamo anche prose e saggi.
Prima di morire nel giugno 1970, Ungaretti riuscì a vedere pubblicata da Mondadori la raccolta definitiva dei suoi versi: Vita d'un uomo. Tutte le poesie.

È la poetica dell’analogia, da molta importanza alla parola la quale è essenziale, assoluta e carica di tutta una storia. La poesia per il poeta è un miracolo e una folgorazione improvvisa ma necessita di una tecnica raffinata e di uno studio attento della sonorità delle parole. Secondo Ungaretti solo lo studio della parola ci può permettere di comprendere gli aspetti concreti e astratti della realtà. Questo è costantemente impegnato in una revisione dei suoi testi per poter ricercare un' esperienza definitiva e assoluta. Soprattutto nella sua 2a raccolta egli fonde la poetica dell’analogia con il sogno e la necessità di un ritorno all’ordine. Dal punto di vista metrico si rifà alle forme della tradizione lirica italiana, attribuisce alla poesia una funzione religiosa, il compito della poesia è quello di esplorare il mistero che è dentro ogni uomo che coincide con il senso del divino.
SAN MARTINO DEL CARSO
Tratto da “Allegria” è un altro componimento sul fronte, San Martino del Carso è un paese distrutto dalla guerra. Partendo da questa visione realistica il poeta passa ad una riflessione sulla morte degli abitanti del paese che erano persone a lui care. Il cuore del poeta assume valore simbolico diventando un cimitero posto a testimonianza della perdita dei valori.
Troviamo brevi versi liberi in strofe simmetriche
SOLDATI
Paragona la condizione precaria dei soldati alla condizione precaria delle foglie in autunno.I versi sono liberi, brevissimi in cui egli sottolinea la fragilità dell’uomo.

UMBERTO SABA
Umberto Poli nasce a Firenze nel 1883 . I dati della sua vita scarseggiano: la madre era ebrea e gestiva una piccola libreria antiquaria. Saba cresce a Trieste, si trasferisce a Parigi per diversi anni, in seguito anche a Milano dove ha una difficile permanenza. Le incomprensioni con la madre dopo la separazione dei genitori aumentano: la manifestazione di questo sentimento si ha con il rifiuto del padre, che conosce solo dopo una decina d’anni. In seguito cambia addirittura il suo cognome in Saba, forse in memoria della sua balia Peppa Sabaz. La sua vita è stata segnata da profonde crisi psichiche; Saba ha una base psicolabile: a ciò si aggiunge il fatto di essere stato tagliato fuori dalla cultura del suo tempo. La morte della moglie Lina segna anche la sua morte, in quanto il poeta si lascia completamente andare morendo un anno dopo. Saba, poeta semplice, non aderisce alla linea poetica antinovecentista ed utilizza una facile struttura poetica. Le poesie di Saba, definite oneste perché si fondano sulla grandezza d’animo, sono collegate all’uomo. La sua sensibilità ruota intorno agli affetti umani più semplici. Il primo tema è quello degli affetti, il secondo è quello della città della sua infanzia, Trieste. Essa è il suo passato, luogo di libertà. La sua poesia si muove tra l’amore ed il ricordo. Saba ha una formazione da autodidatta, egli si forma dai trecentisti (Dante, Petrarca e Boccaccio) ma anche con Pascoli, D’annunzio e così via. La sua cultura è estranea al simbolismo, all’ermetismo e al decadentismo. Per questo predilige le forme classiche ed utilizza un unico verso letterario, l’endecasillabo. La sua formazione culturale resta periferica: egli proviene da Trieste che è tradizionalmente estranea ai grossi percorsi culturali; Italo Svevo, nonostante la sua nascita nello stesso luogo, si apre alla cultura Mittel-Europea.

IL CANZONIERE
nel 1921 Saba pubblicò la sua intera produzione precedente in un volume dal titolo Canzoniere; nel 1945 curò una seconda edizione dell’opera, aggiungendo varie poesie, mentre la terza edizione, definitiva, uscì postuma nel 1961. La raccolta fu suddivisa in una serie di sezioni disposte in ordine cronologico, che si riferiscono ai diversi periodi dell’esistenza dell’autore. Saba stesso definì l’opera “un’autobiografia in versi” e una sorta di “romanzo psicologico” che rilevano due aspetti fondamentali: la struttura unitaria e il carattere autobiografico. Quanto al primo aspetto, il Canzoniere si presenta come un testo organico non solo perchè i componimenti sono collegati dal punto di vista tematico e seguono un discorso già avviato, ma perchè ogni parte acquista significato se considerate tutte insieme. Per quanto riguarda l’autobiografismo, nel Canzoniere Saba di fatto racconta la propria vita, mostrando ogni aspetto che lo caratterizza, in particolare le sue esperienze più traumatiche, tentando anche, specialmente dopo la “scoperta” della psicanalisi, di regredire con la memoria al tempo dell’infanzia, alla ricerca delle origini della sua malattia nervosa (la sezione “Il piccolo Berto” è al riguardo significativa).
A MIA MOGLIE
A mia moglie. In questo componimento l'amore di Saba per la moglie si esprime attraverso una serie di paragoni con le femmine di alcuni animali: la gallina, la giovenca, la cagna, la coniglia, la rondine, la formica, l'ape. La poesia è regolata da sei strofe: le prime 5 presentano ciascuna un paragone tra la moglie del poeta e una femmina di animale, mentre l'ultima contiene il riferimento a due animali, la formica e l'ape.

EUGENIO MONTALE
Eugenio Montale nasce nel 1896 a Genova da famiglia di commercianti. Interrompe studi commerciali per problemi di salute e studia canto (arriva a 30 anni senza un vero lavoro). Partecipa a prima guerra mondiale in Trentino. Le varie estati trascorse alle 5 Terre costituiscono lo sfondo di Ossi di seppia (1925). Firma il Manifesto degli intellettuali antifascisti . Nel 1927 Eugenio Montale va a Firenze dove diventa poi direttore del Gabinetto Vieusseux, qui conosce Irma Brandais, da lui chiamata Clizia giovane statunitense che viene in Italia per studiare Dante (lo fa conoscere a Montale). In “adii, fischi nel buio…” si racconta dell’addio di Clizia alla stazione di Firenze in realtà riflessione sull’umanità che si comporta come robot (lirica caratterizzata da elementi di vista + udito). Nel 1938 viene allontanato perché si rifiuta di prendere la tessera del partito fascista, ed assume ruolo di primo piano nella rivista “Solaria”. Nel 1939 esce la seconda raccolta di poesie Le occasioni, e dopo la II guerra mondiale collabora cn la Resistenza e si iscrive al Partito d’Azione. Nel 1948 va a Milano dove diventa prima correttore di bozze e poi redattore del “Corriere della Sera” su cui pubblica racconti e articoli di vario genere (si occupa anche di critica letteraria e musicale). Dopo la raccolta La bufera e altro (1956) che raccoglie le poche poesie degli anni della guerra (bufera) e quelli immediatamente successivi (altro) per un decennio non scrive quasi nulla. Nel 1964 Eugenio Montale muore la moglie e ciò dà avvio a una nuova fase di poesia (nuovi temi e stile): Satura (1971), Diario del ’71 e del ’72 (1973) e Quaderno di quattro anni (1977). Nel 1967 viene nominato senatore a vita e nel 1975 riceve il premio Nobel per la letteratura. Muore nel 1981.

L'opera poetica di Montale rappresenta una delle espressioni più alte della cultura del Novecento, infatti, è capace di interpretare in forma originale ed efficace i problemi che travagliano l'uomo moderno: il disagio esistenziale di fronte ad una realtà che appare priva di senso, il pessimismo nei confronti della storia, la polemica contro le abitudini in una società di massa.

OSSI DI SEPPIA
Gli ossi di seppia danno il titolo alla prima raccolta di liriche di Eugenio Montale in cui ricorrono paesaggi liguri aspri e assolati e battuti dal vento in cui il poeta non riesce a identificarsi (domina l’estraneità). Queste poesie risalgono al periodo compreso tra il 1917 e il 1925. Ciò che colpisce e’ l’estraneità del poeta alle ricerche sperimentali caratteristiche del primo 900 (Montale infatti ignora lo sperimentalismo).
Per quanto riguarda i metri egli si serve indifferentemente del verso libero come di forme chiuse ottocentesche (quartine di endecasillabi); la sintassi rimane strutturata secondo una precisa successione di immagini e pensieri; il tono e’ a volte discorsivo accostandosi a livelli colloquiali; altre volte e’ sostenuto grazie anche al lessico raro e ricercato.
SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO
lirica tratta da “ossi di seppia” e composta da 2 quartine di endecasillabi
- 1 strofa: il rivo strozzato, incartocciarsi della foglia,cavallo stramazzato simboli di sofferenza universale = la foglia secca è morente mentre il cavallo siamo abituati a trovarlo che corre
- 2 strofa: bene vs male l’unica cosa conosciuta e’ la divina Indifferenza infatti non c’e nessuno che si cura di noi (come per leopardi = natura matrigna)
- l’Indifferenza e’ personificata e concretizzata nella figura della statua immobile, nella sonnolenza pomeridiana, nel falco lontano che volta solitario nel cielo e nella nuvola che prende le distanze dalla realtà
-tutti questi oggetti sono i correlativi oggettivi dell’indifferenza
-correlativo oggettivo = non e’ un termine coniato da Montale ma deriva dalla letteratura americana di Elliot = rapporto che nella lirica di Eugenio Montale si crea tra la parola e gli aggettivi che la parola stessa nomina
-il poeta parte dalla sua personale esperienza il male di vivere e’ presente nel rivo strozzato ≠ dal dire il rivo strozzato e’ il male di vivere = correlativo oggettivo non esistono termini logici che permettono in confronto

PRIMO LEVI
Primo Levi nasce a Torino nel 1919 da una ricca famiglia ebrea di tradizioni intellettuali. Nel 1941 si laurea in chimica nonostante l'ostacolo delle leggi razziali. Dopo l'8 settembre 1943, la disfatta dell'esercito italiano e l'occupazione nazista dell'Italia, Levi aderisce a una formazione partigiana di "Giustizia e Liberta", ma viene arrestato dalla milizia repubblichina. Consegnato ai tedeschi viene deporato ad Auschwitz nel gennaio 1944. Sopravvissuto al lager, viene liberato nel gennaio del 1945 dall'Armata Rossa e, per quasi un anno, è al seguito delle truppe sovietiche in un'odissea che lo conduce lungo un itinerario impazzito per tutta l'Europa orientale. Soltanto nell'ottobre del 1945 riesce a tornare a casa. Esordisce nel 1947 con Se questo è un uomo, testimonianza della prigionia patita nei campi di concentramento nazisti e della lotta per la sopravvivenza, non solo fisica ma anche della propria dignità di uomo. Il romanzo successivo, La tregua (1963 premio Campiello) dà una descrizione del ritorno alla vita dopo quell'atroce esperienza. Pubblica in seguito altri romanzi, saggi, raccolte di poesie (Osteria di Brema, 1975; Ad ora incerta, 1984) e numerosi racconti. Muore suicida nel 1987.

Il nome di Primo Levi è principalmente legato alla testimonianza degli orrori della guerra e della Shoah contenuta nelle celebri pagine di Se questo è un uomo. La riflessione sull'atroce esperienza del lager ritorna però anche in altre opere di questo autore, da Se non ora, quando? (1982) a I sommersi e i salvati (1986), intrecciandosi con una lucida analisi e critica della società contemporanea
     
 
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